di Andrea Kerbaker
Lo confesso: ero tra gli scettici. Non tra chi dubitava di Expo, no: quelli mi sono sempre parsi personaggi negativi a comando, afflitti dalle sindromi di disfattismo alla «noncelafaremomai» che spesso ci inquinano. Ero però tra chi immaginava che, una volta conclusa la manifestazione, si sarebbe aperto un periodo culturalmente amorfo, grigetto se non proprio grigio del tutto. Numerosi indizi, in effetti, portavano verso questa previsione. Negli ultimi sei mesi tutto, ma proprio tutto, è stato organizzato per coincidere con Expo, anche se con l’esposizione o i suoi temi c’entrava poco o nulla. Legittimo dunque aspettarsi un inverno abbastanza letargico, limitato più o meno alle conclusioni delle mostre ancora in corso, in attesa — forse — di un risveglio primaverile. Lo schermo del computer, con i suoi inviti a ripetizione, è qui davanti a me a mostrarmi quanto mi sbagliavo. Si è partiti a inizio mese con il Mudec, inaugurato con clamore dopo la strana fase della mezza apertura di primavera; si possono avere molte giustificate riserve sull’opportunità di collocare in quella sede la mostra sulla Barbie, ma quella di Gauguin, con le sue opere così inattese, è invece un appuntamento di prima grandezza. Neppure una settimana, e ieri alle Gallerie d’Italia si è aperta la grande retrospettiva su Hayez, giusto omaggio a un artista a cui la nostra città deve molto, ma che non è conosciuto abbastanza al di là della notissima iconografia del Bacio, qui esposto nelle tré versioni. Già così, insieme alle mostre di Palazzo Reale, in corso fino a gennaio, non sarebbe davvero male. Ma altri appuntamenti primari ci aspettano per la settimana a venire: per gli appassionati di fotografia martedì al Palazzo della Ragione apre «Inside out», ovvero l’Italia vista dallo sguardo di 35 autori stranieri, cominciando con il mito di Henri Cartier Bresson perfinire con due contemporanei come Salgado e McCurry, entrambi reduci da importanti retrospettive nella stessa sede. Tra l’altro, anche alle fotografie sarà dedicata l’asta che mercoledì segna il ritorno in scena di un marchio storico come Finarte. E ancora, l’Ordine degli architetti ripropone, aggiornata, l’iniziativa «Expo dopo Expo»: immagini d’autore per riflettere sul prossimo utilizzo dell’area espositiva chiusa a fine ottobre. Se in una di queste iniziative vi capitasse di imbattervi in uno strano visitatore con il capo coperto di cenere, non sorprendetevi troppo: è l’autore di questo articolo che fa pubblica professione di pentimento per il suo scetticismo.
CORRIERE DELLA SERA MILANO